A CIASCUNO LA SUA TISANA

“Se conosciamo l’anatomia dell’uomo interiore, possiamo vedere la natura delle sue malattie al pari dei rimedi. Ciò che vediamo con gli occhi esterni è l’ultima materia.”
Paracelso
La tisana è la combinazione di piante scelte ad arte per riportare armonia nell’organismo. Proprio come un compositore con le sue opere, l’Erborista sceglie pianta per pianta, secondo la propria nota caratteristica, per creare una sinergia unica, adatta a riequilibrare lo stato di salute personale: distinguiamo il remedium cardinale, ovvero il rimedio di base, l’erba dominante con principi attivi efficaci per il disturbo che si vuole curare; l’adiuvans, ovvero l’adiuvante, che si combina con l’erba principale, favorendone l’assorbimento; il costituens, o complemento, che migliora l’aspetto della tisana e il corrigens, o correttore, che ne migliora le caratteristiche organolettiche, ovvero le qualità percepibili attraverso uno o più organi di senso (sapore, consistenza, fluidità, ecc.)
L’infuso,decotto e macerato sono differenti metodi di preparazione che si utilizzano per l’estrazione del fitocomplesso, ovvero l’insieme dei principi attivi estratti da una pianta responsabile di una specifica attività biologica:
Nell’infusione, le parti tenere della pianta, fiori e foglie, vengono poste in un recipiente e su di esse viene versata acqua bollente; dopo averle lasciate a riposo per un lasso di tempo che varia dai 5 ai 20 minuti in un recipiente con coperchio, si filtra l’infuso e si beve;
Per il decotto si utilizzano solitamente le parti legnose, più dure, poiché la bollitura prolungata non ne deteriora i principi attivi. Si inizia mettendo le parti scelte in acqua fredda, portandole poi ad ebollizione in un recipiente con coperchio; dopo la bollitura, che varia dai 5 ai 30 minuti, si lascia riposare per 10-15 minuti ed infine si procede al filtraggio per ottenere la bevanda pronta per essere consumata;
Nel macerato, l’estrazione del principio attivo è fatta a freddo per un periodo che varia da alcune ore a diverse settimane. Le parti della pianta vengono poste in acqua fredda, in un recipiente con coperchio, lasciando riposare per diverse ore o settimane. Prima di essere consumata, la bevanda deve essere filtrata per eliminare i residui.

Il tè: usi e consumi nell’era digitale.

Si può scrivere in diversi modi – tè, thè o the – e rappresenta la bevanda più diffusa nel mondo dopo l’acqua. Il the viene ricavato dalle foglie della pianta Camelia Sinensis, un arbusto sempre verde che può raggiungere un’altezza di due metri al massimo. Le foglie di questo arbusto vengono raccolte quattro volte l’anno in Cina, Giappone e India mentre in Kenia, ad esempio, avviene tutto l’anno.
I più comuni di tè sono: il tè nero fermentato PU’Er, il tè rosso/tè nero indiano, , il tè verde, e il tè bianco.  Tutte queste varietà dipendono dal processo di lavorazione per cui si avranno dei tè per niente ossidati, lievemente ossidati, ossidati o fermentati:

Tè fermentato PU’Er, il vero tè nero: Originario della città di Pu’Er nello Yunnan, una regione nel Sud-Ovest della Cina, questo tè veniva viaggiava fino al Tibet dove veniva scambiato con i cavalli. Lo si può trovare in foglie oppure pressato in tavolette simili a torte sulla superficie dei disegni raffiguranti ad esempio la fenice o il drago. Subisce durante la lavorazione, e successiva stagionatura, la fermentazione microbica;

Te’ bianco: è poco ossidato e il suo nome deriva dal fatto che vengono raccolti i germogli (prima della loro apertura) ricoperti di una specie di peluria bianca. Ha un sapore delicato ed è una qualità piuttosto rara;

Tè rosso: noto anche con il nome di redbush o tè rosso africano, è un infuso ricavato dalle foglie dell’omonima pianta, appartenente alla famiglia delle leguminose. Il termine rooibos significa “arbusto rosso” e deriva dall’afrikaans, una delle lingue ufficiali del Sudafrica. Questa specie vegetale cresce soltanto nella regione del Cederberg. I primi a preparare la bevanda e godere dei suoi benefici sono stati i nativi del luogo. A differenza del tè nero e del tè verde, il rooibos è naturalmente privo di caffeina. Inoltre il suo contenuto di tannini è molto basso e ciò permette alla bevanda di mantenere il proprio sapore dolce anche se non viene consumato immediatamente;

Tè verde: in assoluto il più noto e più consumato, vanta diverse specie, legate al metodo di preparazione e alla zona di provenienza. Tra i tè giapponesi ricordiamo il Tè Matcha, le cui foglie infatti vengono macinate e ridotte in polvere per poi essere versate in acqua calda, il Tè Bancha, ricavato dalle foglie che vengono tostate e che donano un aroma e un gusto che ricorda vagamente quello delle nocciole, caratterizzato da uno scarso contenuto dell’eccitante teina, e il Kukicha, bevanda dei 3 anni, chiamato così poiché vengono adoperate foglie e rami che hanno questa età e che vengono essiccati, è un ottimo diuretico e digestivo.

Come accennato, il tè verde contiene prevalentemente catechine ma contiene anche: bioflavonoidi, tannini, saponine, vitamine (C,B,E,K), betacarotene, minerali (Zinco, Manganese, Potassio, Magnesio), alcaloidi, polifenoli.
Una tipica bevanda a base di tè preparata con 1g di foglie in 100ml di acqua, in infusione per 3 minuti, di solito contiene circa 250-350 mg di tè solido, comprendendo circa il 30-42% di catechine e 3-6% di caffeina.
Le catechine sono una categoria di potenti flavonoidi antiossidanti, le quali si trovano in molte piante e conferiscono il suo caratteristico colore e sapore.
Il tè verde, grazie alle catechine, ha proprietà antiossidanti e agendo sull’enzima HMG-CoA-reduttasi può ridurre il tasso di colesterolo.
Alcune ricerche affermano che contrasterebbe l’Helicobacter pilori responsabile dell’ulcera.
Aumenterebbe la concentrazione mentale e ridurrebbe il senso di affaticamento, incrementando l’utilizzo dei grassi a scopo energetico.
Inoltre, uno studio recente in vivo ha riferito che l’assunzione di 8 tazze di tè verde (0.5 g di tè solido/tazza) al giorno per almeno 3 giorni, porta ad avere una quantità di catechine legate alle LDL plasmatiche maggiore del 10% delle catechine plasmatiche totali, ma ciò non è sufficiente ad aumentare la resistenza delle LDL all’ossidazione.
Nonostante questi risultati contrastanti si ritiene che le catechine abbiano un potente effetto inibitorio sull’ossidazione delle LDL sia in vitro che in vivo; il consumo giornaliero di catechine (equivalente a 740 ml di tè=7/8 tazze) per una settimana prolunga significativamente nell’uomo il tempo di latenza dell’ossidazione delle LDL.
Per preparare un buon tè, la prima regola da tener presente è che più il tè è pregiato e più l’acqua non deve essere troppo calda altrimenti le foglie si bruciano. I tempi di infusione nella preparazione del tè variano dai due o tre minuti secondo il tipo di tè che viene preparato. Se si vuole fare un tè nero forte allora lo si farà “all’inglese” ovvero tenendolo in infusione per 5 minuti.

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